presto si unì ad un compagno carissimo col quale, da vero « fratello in D'io », divise le dolcezze d’una rara ed indelebile amicizia. Lo ricorda spesso nelle sue opere dalla prima, la « Svabica », agli ultimi squarci postumi di « Gli amici ». Nel 1867, finito il Liceo con ottimi risultati, il Lazarevié s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza nell’università di Belgrado che allora si chiamava ancora « Scuola Superiore ». Che cosa lo abbia indotto^ agli studi giuridici, non si sa bene, ma che ragioni d’economia abbiano prevalso sulle sue naturali inclinazioni, è cosa molto probabile e constatabile nel corso ulteriore della sua vita universitaria (1). All’università ebbe contatto con i membri della « Gioventù serba », delle cui idee tosto s’entusiasmò, e divenne prima sottosegretario, poi segretario del « Pòbratimstvo » accademico, l’organo esecutore della « Gioventù serba ». Preso facilmente dalla propaganda dei positivisti, che in mezzo agli studenti trovavano' i più ardenti e sicuri consensi, si fece in breve assertore e volgarizzatore delle nuove teorie e iniziò la carriera letteraria con dei saggi di versioni di opere e di articoli che avevano1 uno spiccato carattere positivistico. Il primo lavoro fu la versione di un articolo tedesco dedotto dalle opere di Darwin : « Istorija domaóib ¡i-votinja » (Storia degli animali domestici) : lavoro letto con entusiasmo e con plauso in seno alla « Gioventù serba » (Po-bratimstvo). Dello stesso genere è la traduzione dal russo « Istorija jedne sveée » (Storia d’una candela) (2) di Faraday, pubblicata nella « Matica » di Novi Sad del 1870. Contemporaneamente ai filosofi inglesi egli studiò e lesse con amore anche i grandi scrittori russi e tradusse alcuni brani dai romanzi di Pisemskij « Zenidba i vdadba iz Ijubaoi » (Matrimoni d amore), di Cemisevskij « Sta da se radi? » (Che si deve fare?) e il racconto « Gjavolska posla » (Affari diabolici) di Gogolj, rendendoli di pubblica ragione nella « Matica » di Novi Sad! (3). La scelta stessa degli autori tradotti ci rivela le ten- (1) Cosi la pensa Vl. Gjorgjevió, Lekar Dr. L. K. Lazarevic in « Otadzbina » XXVII, Belgrado, 1891. (2) Cioè la « Storia chimica d’una candela ». (3) Lj. Jovanovic, op. cit., II, pag. VII. * |7 * 2