cui Laza effonde la piena delle sue passioni e verga righe semplici, ma ricche di tradizionalismo, d’amore patrio e filiale. Per distogliersi un po’ da tanta tristezza, egli cerca di orientarsi meglio e di trarre conforto da tutto ciò che l’ambiente gli offre. Prima la dolce dimenticanza di sé e degli altri coll’immergersi nella lettura dei testi di studio o di altri libri ameni. Lettura che, come si vedrà più tardi, ha pur lasciata qualche traccia nelle sue opere (1). Poscia si circonda di amici e conoscenti che gli diano l’illusione di un contatto diretto con qualche cosa di patria, di serbo. È sempre attorniato da Serbi, anzitutto dal suo¡ inseparabile Hristic di Belgrado, con cui suggella i vincoli di quell’amicizia che tanto brillò nelle poesie e nei racconti popolari serbi. È sovente pure in relazione con Russi, la cui affinità di razza e di lingua gliene rende cara la compagnia (2). Quando Vatroslav Jagié all’università di Berlino tiene lezione sulla poesia popolare slava, egli diviene suo fervido ammiratore e si cattiva la stima e l’amicizia del grande slavista. Con Tedeschi tratta poco; per loro dimostra un’aperta antipatia (3). In generale l’ambiente tedesco non riesce a infondergli lo spirito delle sue idee direttive ed agisce con scarsa efficacia sull’esplicazione dei suoi atti spirituali. Qui egli, benché studente di medicina e ammiratore delle scienze naturali, propende più per il sentimentalismo che per il positivismo. È la natura sua caratteristica che ha la prevalenza! In questo stato d’animo e con quei suoi « grandi e splendidi occhi che sanno penetrare sì profondamente nell’anima)) (4), egli s’invaghì di una Tedesca ed intessè un piccolo romanzo d’amore. (1) Per confessione sua diretta, per quanto celata dalla solita inverniciatura artistica, sappiamo che egli lesse di autori stranieri : Goethe, Lem-ke, GogoJj, Pisarev, Cernisevskij, Pisemskij, Tolstoj, Herckmann-Chatrian, Hugo, Droz, Shakespeare, Macpherson ed altri. (2) D. A. Zivaljevjc, op. cit. 442 s. (3) A. Zivaljevió, op. cit. 443 e tutta la «Svabica». (4) Cfr. il suo iitratto con i cenni illustrativi dello