Si cambino i nomi di Carolina in, Anna (1), di Dresda in Beilino, di « fiume » in « lago », si confronti inoltre il passo, che si citerà ora, di « Svabica », si rievochi la figura di Maria in « Werther » e si conluda. 11 passo di Svabica suona così : « L’aria era mite. Il bosco cominciava a germogliare. Arrivammo ad un laghetto e ci sedemmo su di un banco... Le orecchie mi ronzavano. Posai la testa nel suo grembo. Guardavo il cielo ed ascoltavo il gracidare delle rane. Ero insolitamente beato. Ella di quando in quando mi baciava in fronte... » (2). Edi un esempio', ancora. La madre di Janko< è felice che il figlio non le abbia portato in casa una « Svabica dia Parigi » (Berlino s’intende). La prova è troppo calzante per farne getto a cuor leggero! Vuoisi che anche qui Janko sia un riflesso autobiografico dell’autore. I dubbi non sono fuori di proposito e presentano dei punti d’appoggio. Sono- questi — per me — le notizie ed i dati che trovano riscontro nella vita reale dell’autore. Primo fra tutti il grande amore alla madre, la vita vissuta in comune ed in armonia con lei. Inoltre la vedovanza prematura della madre, il ritorno del figlio da Parigi (leggi Berlino, che si tratta della solita finzione), il suo soggiorno a Belgrado, l’amicizia con Joca (leggi Hristic) ed il ricordo della morte del padre e dello zio sono altrettante prove di controllo e di significato positivo. D’altra parte non corrisponde alla verità la presenza della madre di Laza a Belgrado prima del suo matrimonio, la qualità del suo impiego (attribuito forse all'amico Joca) ed il racconto! dell’incendio della casa paterna e della morte del padre. Se, quindi, fra dati « positivi » e controllabili si riscontrano delle interferenze, delle prove di voluta (1) E n. b. che nel ms. originale' di Svabica più volte al posto di Anna si trova, sfuggito (alla penna? o al cuore?) il nome Carolina, cfr. Stpska, Rnjiievna Zadruga, 53, v. II, pag. XVI. (2) Svabica, ibid., pag. 53-54. * 82 *