posizione di figlio e di fratello, il matrimonio, la sua psicopatia ecc.), ma non lo si fa perchè ormai si sono addotti tanti esempi a proposito che sarebbe inutile insistere su ciò. Già, non si tratterebbe che di semplice procedimento logico per analogia — Lo Skerlic valorizzando un po’ troppo i surricordati elementi « personali », spinse a tal punto la sua buona fede, la sua persuasione nella loro attendibilità, da intessere sulla loro base anche brani di biografia (1) e da esprimersi che in Janko il Lazarevic « ha presentato se stesso con sincerità e verità che di raro si trovano in scrittori che scrivono- di se stessi e che presentano se stessi or meglio ed or peggio di quello che in realtà sono » (2). Or siccome quest’opinione e l’autorità dello Skerlic si riflettono non solo nella sua Storia della Letteratura serba moderna, che è la più diffusa, la più bella e la più fondamentale, ma anche in altri scritti e trattati di storia letteraria (3), è bene soffermarsi un momento1 su siffatte argomentazioni. L’opinione dello Skerlic sostanzialmente non è errata, essa ha solamente il torto di essere troppo categorica e di confondere il momento storico con quello artistico. Che un forte, anzi fortissimo elemento soggettivo, misto di impronte reali e di finzioni artistiche, impeli dai racconti del Lazarevic, è stato già rilevato allorché si procedette all’analisi dei singoli racconti. Ma in quale misura esso si concreti, è stato pure detto che è questione di relatività____ E siffatta misura o misurazione si potrebbe tradurre tanto in accettazione generale o generica di tutti i momenti autobiograficheg-gianti, quanto in sfiducia assoluta in tutti i passi ipotetici. (1) J. Skerlic, op. cit., 44. (2) J. Skerlic, op. cit., 45. (3) P. es. in D. Prohaska, Pregled savremene hrvatsko-srpske knji-Èevnosti, Zagabria, 1921, pag. 66-67; D- Bogdanovic, Pregled hnjìievnosti hrvatske, Zagabria, s. à. (ma 1919), pag. 719 ; K. Paul, Dvé povidky L. K. I azarevice, Praga, 1925, Slovanskà Knihovna, pag. 6. * 107 *