stica, dall’altro lato si attacca alle idee basilari del romanticismo (I). Assegnarlo così, interamente, al realismo è atto d’intrusione estetica; fare altrettanto in favore del romanticismo è rivendicazione sentimentale. Dividerlo in due e dame un « pezzo » al realismo, un altro al romanticismo è operazione... chirurgica che non va, che lo « mostrizzerebbe » sia pure appagando il desiderio di regolisti, di sistemizzatori, i quali per! smussare gli angoli sporgenti dei loroi inquadramenti non risparmiano le più vitali sporgenze. Non resta, quindi, altra che inalveare la figura « bilaterale » del Lazarevic in quel periodo di transizione romantico-realistica che va, circa, dagli anni settanta ai novanta del secolo diciannovesimo e che nelle storie della letteratura serbo-croata, per comodità di ripartizione e semplicità di esposizione, è stato, purtroppo, omesso, come se dal romanticismo' del Karadzic al realismo dello Stankovic ci fosse un passo solo, come se, per esempio', nel « romantico- » Sapcanin non ci fossero segni di realismo o nel « realistico » Ignjatovic (il suo primo romanzo è del 1859!) non ci fosse tutto un torrente di romanticismo. E, sì che qualche cosa di consimile è stato pur constatato e segnalato fra il razionalismo ed il romanticismo (2). Mettere quindi, cioè rimettere Laza K Lazarevic al suo debito posto nel quadro della letteratura serba : ecco l’atto- di nobile e giusta rivendicazione che spetta agli storici dell’avvenire. La fortuna che il Lazarevic gode nella letteratura serba va d’un passo con il sorgere ed il procedere della sua creazione artistica e continua poi alla sua morte. Quando egli si presenta con i suoi primi racconti, la letteratura serba attraversa un periodo di ristagno e di infecondità, specialmente nei generi narrativi. I novellieri Gjuro Jaksic e Stjepan Lju-bisa sono già morti, Jakov Ignjatovic è dedito- alla politica, Milovan Glisic è agli inizi della carriera e Janko- Veselinovic e Simo Matavulj sono appena sulla breccia. I racconti e le (1) Forse pochi Serbi 'definirono il Lazarevié così bene come il suo traduttore cèco J. Htjdec, op. cit., pag. 20. (2) Cfr. J. Skerlic, Istorija srpske Knji&evnosti, Belgrado, 1927, II edizione. * 156 *