« Fa ciò che vuoi di lei e di me ! Ammazza me e scaccia lei ! Iddio te lo perdoni ! Soltanto non mi respingere da te, per l’amor del cielo ! » (i) Però, quando il nonno entra in azione diretta, egli ci si presenta, con naturalezza psicologica, improntato di tutte le caratteristiche della sua avanzatissima età : eccessivamente irascibile e serio da una parte, facilmente bonario e commosso dall’altra. « Maestoso ed in pari tempo ridicolo » (2). Ciò spiega bene il suo atteggiamento verso Anoka. (3) L’esperienza degli anni gli insegna di applicare il « simiìia similibus curantur », di opporre estremi rimedi a estremi mali e colpire Anoka in quello che di più sensibile aveva : brillante cura omeopatica, la quale dimostra che nessuno di famiglia conosceva così bene Anoka quanto lui. D’altra parte la, debolezza dell’età, l’emozione per la lotta e la commozione per il pentimento di Anoka fanno sì che il poveroi vecchio perda le staffe e ridiventi bambino. Eccolo infatti correre a casa ciampicando, piangere, ridere, tremare, tirare fuori una vecchia collana e appenderla al collo di Anoka dopo averle lavata la faccia e asciugata col proprio asciugamano alla presenza di tutti i familiari. È questa la scena finale in cui Anoka, pentita della sua neghittosità e dei suoi capricci, va dal nonno a domandargli perdono e con lui incomincia la nuova vita di lavoro e di sottomissione. Scena che viene completata dal commosso epilogo « al pozzo » dove Anoka, fra uno stupore ed una commozione generale, versa l’acqua a tutti perchè si lavino ed ella stessa riceve, mista a lagrime, l’acqua dalle mani del nonno (4). Se rispetto alla « zadruga », al funzionamento della sua collettività, il vecchio nonno assume la parte dell’eroe principale, rispetto all’intreccio del racconto Anoka diventa l’eroina principale di tutta l’azione. Ella è il nuovo elemento che urta contro la barriera fatata della vecchia famiglia, ella (1) Na bunaru, ibid., pag. 173. (2) Na bunaru, ibid., pag. 176. (3) J. Hcdec in L. K. Lazarevìc, Povldky, Praga, 1922, Ottova Svétovà Knihovna, N. 1692-95, pag. 15 della prefazione. (4) Na bunaru, ibid., pag. 182-183. * 51 *