c era qualche cosa che non gli scorreva subito ed aveva bisogno di maggiore studio, egli la troncava lasciandovi il suo bel segno d’interruzione. Di solito i princìpi o le fini restavamo incompiute perchè ivi il loro autore faceva gravare l’efficacia della sua arte (ed i racconti compiuti ce lo dimostrano) ed ivi volentieri ritornava più volte con forbici e cesello. Caratteristica è la sua abitudine di passare una scena, una descrizione da un racconto- all’altro. Si vede da ciò che talvolta, indipendentemente da ogni trama, egli si deve essere compiaciuto nell’abbo-zzare qualche cosa di attraente, un tipo, un luogoi, una situazione speciale e poi trovando opportunità di utilizzare siffatti abbozzi, li abbia « ceduti » alla prima occasione. Di questa specie di lavoro raccogliticcio, frammentario, combinatorio- potrebbero essere prova — purché lo Skerlic abbia attinto- il suo dire a buona fonte (1) — anche le surricordate annotazioni di frasi, di discorsi, dì parole, di tratti di spirito che bene si prestano a interpretazioni e a combinazioni svariatissime e che certamente avranno cooperato a colorire meglio ed animare il racconto all’atto della sua compiutezza schematica. Il suo metodo- di lavoro, evidente sin troppo nei frammenti, appare anche nei racconti editi. Il Werther, per esempio, e la « Icona della scuola » risentono la fatica deH’amal-gamento e stridono nella loro compattezza, l’uno per la imprecisione degli elementi formativi, l’altio per la mancata fusione delle parti componenti. Però nei rimanenti racconti, a differenza dei frammenti, i singoli fatti, raccolti magari da fonti diversissime, convergono fra loro naturalmemnte e si armonizzano- così bene da produrre un tutto organico e compatto. Grande è il senso di unità in loro-, bella, l’intima fusione fra personaggi e fatti, fra ambiente e azione, fra episodi e trama generale. Anzi ce ne sono di quelli che risultano così spontanei, simmetrici e omogenei che sembrano opera di vera improvvisazione. Anche se i biografi non l’a- (i) Cfr. J. Skerlic, op. c!t., pag. 71. * 131 *