Il « Vento » come « Svabica » e « Werther » appartiene a quel gruppo di novelle lazareviciane che hanno uno spiccato carattere autobiografico. Il loro tratto di unione è caratterizzato dalla figura di Janko che presenta qua e là dei tratti comuni. La sua tipica incertezza, la sua debolezza di carattere, in varie gradazioni ed in differenti emanazioni, si riscontra pure in « Svabica » ed in « Werther ». L’animo suo travagliato da sentimenti contrastanti ed in lotta con la propria essenza, lascia di sè traccia tanto nelle lotte intime di Mi5a, quanto- nel dramma spirituale di Janko in « Werther ». Quell’atteggiarsi ad essere quello che non si è o si vorrebbe essere è caratteristica tanto di M'isa, che pavoneggiandosi posa da positivista, da realista consumato-, quanto dei due Janko che ignorano- talvolta la propria situazione, l’uno per lenire i moti dèi cuore, l’altro per crearsi un’illusione di fatalismo. E gli imbarazzi, le timidezze, le goffaggini dell’eroe innamorato sono proprie a tutte e tre le novelle. Ma c’è qualche cosa di più. In un sogno di i< Il ventoi » Janko rievoca gli amori di « Svabica » e di « Werther » e dimostra così, direi quasi intenzionalmente, d’esser tutt’uno con i Mi§a ed i Janko- di prima. Ecco quanto narra a proposito : « Mi ricordai di lei, di Carolina 1 Ricordai quegli istanti in cui posavo la testa nel suo grembo, nel grande giardino di Dresda. Intorno a noi boschi e sentieri. Mi par di sentire il fluire dell’Elba. Il picchio becca non lungi, gli orecchi mi ronzano : alzo gli o