gica, che rivela stati d’animo, sentimenti, atteggiamenti con tale minuziosità che sembrano studiati ed osservati attraverso un microscopio. In tale riguardo ci sono dei brani di analisi psicologica di altissimo valore letterario. Nè mancano' delle bellissime descrizioni analitiche o degli abbozzi simpaticamente espressionistici. Squisite pure parecchie scene d’intreccio e di forte tensione. Graditissima infine, quando noni ecceda in parodia, la r.ota comica. Dopo il parapiglia all’osteria., per esempio*, come dice bene questo breve epilogo : « Nel caffè c’era tutta la brigata che non si ricordava più della questione ed era ancora di buonissimo umore, joca Mijié, la testa in alto, cantava pacificamente la canzone « Lijepa naSa domovina » sull’aria di « Onamo onamo ! » (i) e si lagnava che non c’era nessuno che sapesse « accompagnar- lo ». Steva il praticante intingeva il dito nel vino e con quello scriveva sul tavolo il proprio nome. Il prof. Nedic traduceva il discorso di un membro del parlamento inglese. E l’avvocato Nestor si doleva che le carte lo avessero abbandonato » (2). I difetti di « Werther », accennati prima, non sono' stati sentiti, intuiti egualmente da critici e storici serbi, croati o stranieri. Di qui la diversità di giudizi sul valore complessivo o sui certi particolari di questa novella. Uno fra i primi illustratori dèi Lazarevic, Desiderius, pur constatando « due poli » nella novella, dichiara che « il Lazarevic con il Werther è poela (il corsivo è nostro) di primo ordine ed il miglior scrittore della nuovissima letteratura serba » (3). Milan Savie recensendo