LE MONETE ANONIME DI VENEZIA 23 La differenza fra la dicitura del piimo decreto che parla di carzie simili alle vecchie, e quella del secondo che le definisce della stampa solita, mostra che la fabbricazione era stata intrapresa subito dopo il decreto del 1515, e che a Cipro si trattava solo di continuare l’opera incominciata. Se ciò non bastasse, abbiamo la risposta di Zaccaria Barbaro ai Provveditori della zecca del 15 marzo 1553 W quando si studiava e si preparava la nuova emissione di carzie decretata nel giugno di quell’anno, che portano il nome del Doge Marc’Antonio Trevisan, nella quale è detto : « Alche io rispondo che, non sola-<■< mente sarà comodo, anzi necessario per essere ve-« nute le carzie vecchie a meno & desfate & per tal « causa ho inteso che altre volte il reggimento ne « facea batter......». Acquistata così la convinzione che le monete contemplate dai decreti del 1515 e 1518 erano state battute, non solo a Venezia ma anche a Cipro, e in tale quantità da non poter supporre che siano andate perdute tutte, resta a trovare quale sia il nummo, ignoto finora agli studiosi o erroneamente classificato, a cui possano corrispondere le circostanze di tempo e le indicazioni abbastanza precise dei documenti citati. Conviene cercare l’origine e la nomenclatura della monetazione di Cipro in quella Bizantina da cui legittimamente deriva. Paolo Lambros (2) dimostra che l'iperpero e il bisunte sono la stessa cosa, o, per dir meglio, sono due denominazioni della stessa moneta che è quella d’oro coniata dagli imperatori di Costantinopoli, denominazione che fu estesa più tardi a tutte le monete d’oro. In progresso di tempo (1) R. Archivio di Stato, Consiglio dei Dieci, Comuni, X, filza 59. (2) Lambros P. : Monnaies incdites du Royaume de Chypre au moyen cige. Athènes, 1876, pag. 4 a 8,