. N. PAPA DO POLI essere spese in modo alcuno sotto le pene dei falsi monetari. Le monete raccolte siano rotte e spedite alla zecca di Venezia coi primi passaggi sicuri. Si avvertono pure i reggitori a vigilare perchè non ne siano ritirate di false, che non solo dovranno essere pagate, ma dovranno invece esserne ricercati gli autori per punirli come falsificatori. « Et se alcuno fosse « così ardito, che ne stampasse, o facesse stampare, « sia irremissibilmente appiccato per la gola, si chel « muora ». Il 21 settembre seguente CO il Reggimento e il Provveditore Generale rispondono domandando ancora i denari che avevano già chiesti e di cui hanno urgente bisogno : quanto alla « recuperation » delle monete stampate al tempo della guerra, dicono che non sarà possibile farla finché non si provveda a mandare monete buone per il pagamento delle truppe, essendo le cavalline e i perperi le sole monete correteti nell’ isola e adoperate da « questi popoli », di modo che quando venissero tutte raccolte nelle casse della Camera non rimarrebbe numerario da servirsene per le spese e per gli acquisti. La quantità di tali monete ascende a circa centonovantamila ducati; sarà inoltre necessario inviare almeno diecimila ducati di farnesi di rame e da dui quattrini per comodo della povertà. Altre due lettere di Candia del 2 e del 13 novembre (2) riguardano questo argomento. Nella prima si avverte che fra quindici giorni saranno finiti i denari e che per non aprire di nuovo la zecca « saremo astretti far quelle provvisioni che ci pareranno di manco danno......». Queste camere, dice la seconda, sono « in assai più stretta fortuna » ora che (1) R. Archivio di Stato, Senato, Secreta III, Dispacci di Candia, n. 3. (2) ivi,