LE MONETE ANONIME DI VENEZIA 25 neziani nel primo quarto del secolo XVI, tanto più che quelle fatte coniare più tardi dal Doge Marcantonio Trevisan e dai suoi successori non se ne distaccano sensibilmente e mostrano lo spirito di conservazione che animava il governo veneto in fatto di tipi monetari. Dopo queste ovvie considerazioni, mi sembra di poter ravvisare con tutta sicurezza le monete desiderate in quelle anonime che il Lambros W per il primo ci ha fatto conoscere elencandole dopo quelle dei Re di Cipro. Esse recano da un lato il leone rampante dei Lusignano con l’iscrizione S • D0 • ahiPRQ e dall’altro la croce di Gerusalemme con le parole S • De • IGÌ^V^HLQM, e somigliano particolarmente a un denaro del Re Giano, che al pari di esse, ha la croce patente accompagnata da quattro crocette, mentre il vero stemma di Gerusalemme dovrebbe portare la croce potenziata. Manca a me il mezzo e l’opportunità di fare uno studio accurato sul diametro e sul peso dei denari cipriotti nelle diverse epoche, ma, esaminando i disegni eseguiti con la solita fedeltà ed esattezza da Carlo Kunz sopra esemplari fornitigli dal Lambros, posso rilevare che quelli di Enrico e di Ugo sono i più grandi, di poco inferiori quelli di Giacomo e di Giano, e minori ancora, benché di poco, quelli anonimi, per cui seguendo un criterio quasi infallibile, sopratutto quando si tratta di monete di appunto e di poco valore, secondo il quale i pezzi di maggior peso sono i più antichi e quelli più piccoli e più leggeri sono più recenti, si deve ritenere che i denari anonimi siano posteriori a quelli dei Re. L'ar- (1) II. Aajiitpoo, Av$nòoxa NojxtojAaia zob ¡isaatumxoù liastXsioù Ivóicpoo. Venezia, 1873, pag. 46, tav. H, 0, n. 95, 96, 97, 98. — Cfr. anche l’edizione di Atene 1876 con la traduzione francese, pag. 42, 43 e 46 tav, H, 0, n. 95, 96, 97, 98,