LE MONETE ANONIME DI VENEZIA 15 Alvise Mocenigo, quando le necessità della guerra obbligavano i reggitori della Repubblica a cercare i denari a prestito dai cittadini a condizioni onerose, si autorizzano i Provveditori ad acquistare sino a diecimila marche d’argento il io giugno 1570 (*> con le quali stampare gazzette e soldini dello stampo nuovo ordinario in quelle proporzioni che riterranno opportune. Durante i più gravi bisogni dello Stato si accorda inoltre a coloro che portano argenti in zecca lasciando il ricavo in deposito all’otto per cento, di incassare gli utili che provengono dalla fabbricazione delle gazzette, come in un decreto del 9 dicembre 1570 Poco dopo e cioè nel 5 gennaio seguente, si autorizzano i provveditori a coniare con gli argenti che si trovano in zecca per conto della Signoria monete da dieci gazzette della stessa lega delle gazzette e con la cifra X, per quella somma che crederanno conveniente, e ciò per poter stampare maggiore quantità di metallo di quanto si faceva (3). Lo Zon di cui è nota la dottrina e la competenza afferma che questo pezzo fu detto lirone ed infatti così esso si trova indicato in molti documenti, ma in altri e specialmente in quelli meno antichi si trova quello di lirazza. Tutte queste monete della lega bassa, come si chiamavano in zecca, e cioè soldini, gazzette semplici, e multipli di gazzette, rimasero in circolazione fino al 1722, quando furono sostituite da altri pezzi di argento inferiore, e venivano coniate ogni qual volta difficoltà monetarie facevano sentire il bisogno di moneta spicciola che non uscisse dallo Stato. Naturalmente si produceva il fenomeno ben noto che (1) R. Archivio di Stato, Consiglio dei Dieci, Zecca, reg. Ili, c. 92. (2) ivi, Consiglio dei Dieci, Zecca, reg. Ili, c. 99 t., e 100. (3) » » » » » » ^1