LE MONETE ANONIME DI VENEZIA II del quarto di ducato abbia durato lungo tempo, e solo nel principato di Pietro Loredan vediamo ricomparire una moneta d’oro di questo valore. Abbiamo già notato nel capitolo che tratta delle monete del doge Pietro Landò che il Consiglio dei Dieci aveva deliberato nel giugno 1539 (*) la emissione di pezzi da uno e da due soldi con soli 459 carati, tagliandone duecento pezzi da due soldi o quattro-cento da un soldo in ogni marca. Nel decreto si dichiara che la ragione della nuova creazione era la mancanza di monete minute veneziane e lo scopo quello di espellere le monete forestiere di cattiva qualità che ne avevano preso il posto, ma non ci spiega il motivo per il quale alle solite piccole monete di argento fino erano state preferite le nuove d’argento assai scadente. Forse ciò fu fatto perchè più comode a maneggiarsi, forse perchè non venissero fuse e portate all’estero, o forse anche per altri motivi che ci sfuggono. I pezzi da un soldo hanno la croce ed il nome del Principe per cui furono descritti al loro luogo, ma i pezzi da due soldi sono anonimi e recano da un lato la Giustizia con la spada e la bilancia seduta fra due leoni, come si vede figurata in molti monumenti dei secoli XV e XVI, e la leggenda DILIGITE IVSTITIAM, dall’altro il leone andante a sinistra sopra una linea con la scritta • SANCTVS • MARCVS • VENETVS • Alcuni di questi pezzi hanno le lettere A e B che si vedono in altre monete del doge Landò e che indicano probabilmente due divèrse officine o botteghe della zecca. Ebbero presto il nome di gazzette di cui nessuno seppe spiegare l’origine e il significato, che però si trova già in un atto ufficiale nel (1) R. Archivio di Stato, Consiglio dei Dieci, Comuni, reg. XIII, c. 29 t.