LE MONETE ANONIME DI VENEZIA 3' stesso anno il Reggimento chiede denari a Venezia per « non esser astretti a continuar a bater caval-« line che saria la total rovina di questo Regno ». I danni e le perturbazioni recate dall’ invasione di monete senza valore intrinseco di cui si aumentava la circolazione ogni qualvolta si aveva bisogno di denaro, la sfiducia che si ripercuoteva nel prezzo di tutte le derrate, persuasero i dirigenti la politica veneziana che era opportuno fare un passo decisivo per quanto penoso in momenti in cui la Repubblica aveva avuto tanti e sì gravi dispendi. Il Consiglio dei Dieci con la Giunta delibera di ritirare le cavalline e tutte le monete coniate in Candia durante la guerra, per vantaggio delle popolazioni e per l’onore della Signoria e, il 23 luglio 1573 (*), scrive al Reggimento e al -Provveditore Generale che, appena ricevuto l’ordine e i trentamila ducati che lo accompagnano, facciano proclamare in Candia e negli altri luoghi dove lo riputeranno necessario che tutte le monete d’argento o di rame chiamate cavalline o con altro nome coniate nell’ isola al tempo della guerra, siano portate alla Camera di Candia, entro otto giorni quelle della città ed entro un mese quelle del restante dell’ isola. Essendo nostra intenzione, dice il decreto, che i poveri siano pagati prima, farete dare a chi ne porterà meno di trenta pezzi l’equivalente in denari contanti ; chi ne portasse una quantità maggiore avrà la scelta fra l'essere fatto creditore del deposito della zecca, ovvero l’aspettare di essere pagato allorché saranno mandati i fondi da Venezia a tale scopo, riscuotendo il prò del sei per cento. E passato il termine di giorni otto per la città e di un mese per quelli di fuori, sia pubblicato che tali monete sono del tutto bandite e non possono (1) R. Archivio di Stato, Consiglio dei Dieci, Secreti, X, c. 134 t.