334 CRONOLOGIA STORICA cizia. Ma egli pagò colla più nera ingratitudine cotesto benefattore. Avendo Seleuco fermato di andar a passare il rimanente de’suoi giorni in Macedonia sua patria, donde era partito per accompagnar Alessandro il grande nelle militari sue spedizioni, abbandonò al figlio Antioco i suoi stati dell’Asia. Giunto presso Lisimachia nella Tracia, ravvisò da lungi sopra un’eminenza, un altare, di cui domandato il nome gli fu detto chiamarsi Argos. Era questo un nome, cui l’oracolo avea predetto dover essergli fatale. Cerauno che lo accompagnava verificò 1’ oracolo, conficcandogli nel tergo un pugnale di cui morì sull’ istante, sette mesi all’incirca dopo Lisimaco, l’anno settantesimo terzo dell’età sua ed il trentesimo secondo del suo regno. L’assassino salvatosi a Lisimachia, corruppe i soldati di Selcuco col distribuir loro i tesori di questo principe, e sì con questo mezzo, che col timore che loro incusse li trasse a riconoscerlo per re di Siria. Seleuco, detto il valoroso, fu il più grande di tutt’ i successori di Alessandro e per l’estensione de’ suoi stati e per la saggezza con cui amministrolli. Fu il terrore de’suoi nemici per la sua prodezza militare, c il padre de’suoi sudditi per la sua umanità. Possedette sino settantadue satrapie, ossiano ampie province, le quali tutte accordaronsf insieme nel celebrare le virtù di lui. Si contano ben trenta-quattro città da lui fondate, alle quali impose greci nomi dopo di avervi fatto venire delle colonie di Macedoni. Fu amico delle lettere e si meritò la riconoscenza degli Ateniesi, rimandando loro dalla Persia la Biblioteca cui Serse avea tolta loro; ciò che lo rese meritevole di ima statua di bronzo che gl’innalzarono in uno dei loro portici ( Arrìan. de reb. Alexand. I. F1I, Pausanias ia Atticis). Niente affatto invanito della sua grandezza, era solito dire che se si sapesse quante cure costi l’attendere agli affari del governo, a scriver lettere, ed a rispondere a quelle che venivano scritte, uom non dovrebbe degnarsi di raccogliere da terra il diadema ove fosse caduto. Della forza sua prodigiosa, diede prova in un sacrifizio che faceva Alessandro, in cui scappato un toro sull’istante die dovea essere immolato, egli lo tenne fermo afferrandolo colle sole mani per le corna, e Io ricondusse al suo luogo.