188 COMPENDIO CRONOLOGICO Siccome l’ora del parto era giunta, ella mette al mondo, verso la mezzanotte, il figlio di Dio in quella stessa guisa miracolosa in che 1’ avea conceputo. Questo giorno eternamente memorabile fu il venticinque dicembre, giusta una costante tradizione. Due liberti di Ferora si recano ad Erode per querelarsi che il lor padrone è morto avvelenato, ed ecco la maniera con cui gli raccontano l’avvenimento. Il giorno in cui fu sorpreso dalla malattia, aveva egli cenato presso sua moglie, dove nel corso della tavola gli si avea fatto trangugiare una certa bevanda, cui sua madre e sua sorella avevano comperato da una donna araba che era tenuta in conto di esser una famosa avvelenatrice. Ciò inteso, Erode fa mettere alla tortura tutte le donne eh’ erano al servizio di Ferora. Ciò ch’esse dichiararono si fu che Antipatro avea formato con Ferora il progetto di avvelenare Erode; la vedova di Ferora citata innanzi questo principe comparisce alla sua presenza. Dopo aver promesso di dire la verità, ella fugge, e da disperazione si precipita dall’ alto di una galleria : la sua caduta non è per altro mortale, rimasta essendo in piedi. Ritornata in sè stessa dichiara clic Antifilo avea recato d’Egitto un veleno preparato da suo fratello medico, e si tien ferma in questa deposizione. Dori madre di Antipatro trovandosi implicata nella prima accusa viene scacciata da Erode fuori del palazzo dopo averla di tutto spogliata. Nello stesso tempo giunge da Roma Batillo liberto di Antipatro : posto alla tortura egli confessa di recar del veleno per rimetterlo nelle mani della madre di Antipatro, e in quelle di Ferora, acciocché se il primo destinato per Erode non avesse avu-i to il suo effetto, si avesse ricorso al secondo. Antipatro ignorando ciò che accadeva in Giudea giunge costi da Roma , ed essendosi genuflesso innanzi suo padre per abbracciarlo, n’è respinto indietro, indi arrestato e custodito per suo ordine : convinto dinanzi Quintilio Varo governatore di Siria di aver voluto attentare col veleno ai giorni di suo padre, è condannato a morte con una sentenza che fu confermata da Augusto, ed eseguila senza indugio. Erode per soddisfare al suo livore non poteva precipitarla di troppo giacché morì egli stesso cinque giorni dopo,