46a CRONOLOGIA STORICA tenenti cori seimila uomini, e si avanza egli stessa nel-l’Armenia con due legioni soltanto e tremila cavalli. Prende la strada di Cappadocia, dove Ariobarzane ; da lui poco stante ristabilito in trono, fornisce abbondevolmente la sua armata di quanto occorreva. Giunto alle sponde del-l’Eufrate varca il fiume nel cuor dell’inverno, e poscia il Tigri. Colà divide l.'j sua armata in due corpi, uno dei quali si porta ad assediare una città in cui stavano le concubine di Tigrane ed una gran parte de’suoi tesori, e l’altro va sotto il comando di Sestilio a bloccar Tigra-nocerta. Tigrane avendo fatto morire il primo che gli diede avviso dell’arrivo dei Romani, si ritira verso il monte Tauro, dove fa radunar tutte le sue truppe. Murena per ordine di Lucullo ve lo insegue, raggiugne gli Armeni in un sito angusto, li fuga, porta via i bagagli del re, e fa gran numero di prigioni. Tigrane s’era posto in salvo sul bel principio dell azione. Sestilio non è meno fortunato di Murena contro un numeroso corpo di Arabi che venivano a rannodarsi col re d’Armenia, ma non può far fronte ai Gordiani, ai Medi, agli Adiabeni, agli Albanesi ed agl’lberi. Lucullo prende il partito di unirsi a Sestilio, e di andar ad accamparsi dinanzi Tigranocerta, onde spingere con maggior calore 1’ assedio di questa piazza. L’armata nemica consisteva in ventimila arcieri o from-bolieri, cinquantacinquemila cavalli, diciassettemila dei quali con bardatura di ferro, ccncinquantamila fanti e tren-tacinquemila marraiuoli. Lucullo, lasciato Murena davanti la piazza con seimila fanti, marcia contro Tigrane con soli diecimila di fanteria e mille cavalli. Il re d’Armenia vedendo siffatta oste che non giungeva alla ventesima parte della sua. se ne ride e la disprezza. Questa piccola armata però passa il fiume, c marcia contro il nemico la vigilia delle None, ossia 6 di ottobre. L’ala dritta degli Armeni piega di botto ; i Romani penetrano nell’ armata nemica sino al centro; ben tosto la sconfitta divien generale, e sola la notte mette fine alla strage. Centomila fanti vengono uccisi a Tigrane, nè gli rimane che pochissima cavalleria; mentre dalla parte dei Romani cinque soli sono i morti e cento i feriti. Il re stesso sino allora cosi valoroso e magnifico in parole si ritira con cencinquan-