DELLA STORIA SANTA 101 219. Antioco il grande, re di Siria, intraprende di togliere a Tolommeo Filopatore re d’Egitto la Palestina e la Celesiria ossia la Siria bassa. Egli sottomette la seconda dopo aver riportato ima vittoria sull’armata egiziana. Di là entra nella Galilea, di cui senza sforzo s’impadronisce, {>assa il Giordano, soggioga il paese di Galaad, prende ìabbath capitale degli Ammoniti, ed obbliga gli Arabi dei dintorni ad assoggettarsi alle sue leggi. dersi in varie sette, quella dei Farisei, quella de’ Sadducei, e quella degli Essetiii od Esseniesi. La prima, il cui autore è ignoto, traeva il suo nome da una voce ebraica, che significa separare ; poiché piccandosi di una somma regolarità di condotta, si teneva segregata dal rimanente degli Ebrei, come da gente profana, colla quale ricusava persino di aver comune la mensa. Oltre dei libri sacri eh’erano da tutti i Farisei senza eccezione ricevuti, essi avea no raccolto dagli anziani una quantità di tradizioni, la maggior parte consistenti in pratiche minuziose, di cui facevano altrettanti precetti divini. Quanto al dogma, essi adottavano la predestinazione assoluta senza derogare al libero arbitrio. Persuasi che l’anima è immortale, ammettevano un inferno, ove i cattivi sarebbero precipitati al loro uscire da questa vita per esservi eternamente puniti, ed un luogo di riposo ove i giusti riceverebbero la ricompensa delle loro virtù, colla facoltà nondimeno di ritornare in altri corpi ov’ essi volessero. Tale in sostanza era la dottrina dei Farisei, per quanto ci racconta Gioseffo, ch’era pure della lor setta, al diciottesimo libro delle sue Antichità ( cap. 2, n. 3. ). Egli non fa paiola di resurrezione generale de’ morti, e il Prideaux pretende Gesù Cristo es^-sere stato il primo ad insegnare questa verità, quasi che non foss’ ella formalmente annunciata nel secondo libro dei Maccabei ( 12, v. ); opera che per avviso di lutti i critici fu composta lunga pezza avanti Gesù Cristo. Nè certo i Farisei scostavansi dalla dottrina di questo libro, testimonio quell’apostrofe che fece S. Paolo al Sanhedrin per dividere i Farisei ed i Sadducei che lo componevano, e condurre i primi al suo partito: Fratelli miei, io sono Fariseo, e figlio di Fariseo: spero di essere stato chiamato in giudizio a cagione della resurrezione de'morti. (Ad, 25, v. 6 ) Confessiamo per altro che l’idea cui della vita futura portavano i Farisei era ben grossolana in confronto di quella che ce ne dà il Vangelo. II loro paradiso era a un di presso quello dei Maomettani. Si bevea. si mangiava , si menavano mogli come nella vita presente. ( Felice colui che mangerò, pane nella casa del Signore ! ( Lue. XI ^ i5. ) diceva quel Fariseo a Gesù Cristo che lo avea invitato a pranzo. E la domanda che un Sadduceo fece a Gesù Cristo, quale* sposo al momento della resurrezione si avrebbe quella donna che fosse sopravvissuta a sette mariti senz’ averne avuto prole, non è forse un’ obbiezione tratta dalla dottrina dei Farisei sullo stato dell’ altra vita? I Farisei erano i più superbi, i più ambiziosi, i più ipocriti, i più gelosi, i più vendicativi degli Ebrei. Essi volevano