DEI HE DI PERSIA 439 trottante città ili Cipro. Egli, lasciato a cotesti principi il pieno godimento di loro autorità, non altra legge impose ad essi fuor che l’obbligazione di riconoscere la loro dipendenza dalla sua corona. La premura eli1 egli avea di recarsi a soggiogare l’Egitto fu quella che lo rese tanto indulgente a loro riguardo. Giunto sulle frontiere del regno che gli rimaneva da conquistare, divise la sua armata in tre corpi, ciascuno comandato da due capi, l’uno persiano e l’altro greco. Il primo distaccamento andò ad accamparsi davanti Pelusio, città situata all’ imboccatura del braccio più orientale del Nilo, e difesa ila cinquemila Greci, cui Nectanebi teneva al suo soldo. Mentre Lachari ne formava P assedio, un altro distaccamento di Persiani rimontando il Nilo penetrò sino nell’interno del-l’Egitto. Si venne ad un’ azione in cui Clinico di Coo generale delle truppe egizie lasciò la vita. La guarnigione di Pelusio credendosi allora già perduta, fece il suo trattato coi Persiani, di cui una delle condizioni si fu la libertà di ritornarsene in Grecia con tutti i propri effetti (Diodor. Sicul. lib. XFI.). Nectanebi, perduta allora ogni speranza, salvossi con tutti i suoi tesori in Etiopia, donde non più rivenne. Da quel tempo in poi l’Egitto divenne provincia della Persia sino alla estinzione di quest’ ultimo impero. Occo dopo aver fatto smantellare tutte le piazze forti dell’Egitto, e saccheggiati i templi, ritornò trionfante a Susa carico d’immense ricchezze. Mentore rodio stato da lui nominato a governatore delle coste dell’ Asia, terminò o colla forza o collo stratagemma l’assoggettamento delle province che non avevano ancora sofferto il giogo. Occo restituito alla sua corte s’immerse nella voluttà, abbandonando all’eunuco Bagoa la cura degli affari; ma questo ministro, egiziano di nascita, conservò malgrado l’alto favore ili cui godeva, un forte risentimento contra il suo signore pegli oltraggi da lui praticati alle divinità del suo paese. 11 toro cui gli Egiziani adoravano sotto il nome di Api, essendo per ordine di questo principe stato ucciso, ed imbandito alla tavola della sua gente, Bagoa vendicò la morte di quest’ animale col far avvelenare I autore del preteso sacrilegio nell'anno ventesimpri-rno del suo regno (338). Di più ancora. Dopo aver dato