DEI PRINCIPI LATINI EC. 433 cipcssa Maria Connena primogenita dell’imperatore Giovanni. Costanza preferì RINALDO de Chatillon, signore di Krac e Montereale nell’Arabia Petrea, ch’egli aveva avuto dal suo primo maritaggio con Stefania , figlia di Filippo di Naplosa, che fu poi gran mastro dei cavalieri del Tempio. Rinaldo era nipote da parte di Enrico suo padre, di Gualtiero signore di Chatillon sulla Marna, nella diocesi di Soissons, e di Ermengarda di Choisi. Sua madre detta pure Ermengarda, figlia di Alberico, detto' il Pagano, signore di Montjai ereditò questa terra che dal suo sposo venne unita a quella di Chatillon. Rinaldo aveva un fratello maggiore. Gualtiero II, col quale era venuto a Terra-Santa nel i47 al seguito del re Luigi il Giovine, che fu ucciso l’anno seguente dai Turchi nelle gole di Laodicea senza lasciar prole d’Adele di llouci sua sposa, figlia di Ugo Cholet conte di Rouci, ed ebbe un altro fratel- lo chiamato Gervasio che fu canonico di Reims, ed una sorella Elisabetta moglie di Tibaldo di Crespi signore di Nanteuil-IIaudouin. Rinaldo non era dunque un soldato di fortuna come pretende Vertot con Guglielmo di Tiro. Il suo matrimonio con Costanza, non fu celebrato l’anno 1160, come nota il marchese Gilles de Roye, ma sul finir del- 1 anno ii5a 0 nel principio del susseguente al più tardi (Sebast. Paoli). Una delle prime cure di Rinaldo divenuto principe di Antiochia, fu di affezionarsi i Pisani, allora possenti sul mare. Di concerto con Costanza, diede loro un terreno presso al porto di Laodicea per costruirvi una casa dirimpetto a quella del Tempio. Un’altra ne diede loro in Antiochia stessa coll’ esenzione della metà dei pedaggi in tutti li suoi domiriii. Le lettere spedite in tale proposito sono del dì 10 maggio 1154 (Ughelli in Archiep. Pisan.), Rinaldo diede pur opera a cattivarsi l’amicizia dell’imperatore Manuello che lo impiegò con-tra Thoros, principe d’Armenia e di Cilicia, da lui sconfitto . Ma vedendo che Manuello eludeva la ricompensa promessagli, per vendicarsene, fece una discesa nell’isola di Cipro, ove commise immensi guasti dopo aver battute le truppe imperiali. Manuello non lasciò però impunito quest’ atto di ostilità. Appena lo seppe, assoldò un’ armata per entrar nell’Armenia, ma cangiò disegno, e la T. III. 28