44 o CRONOLOGIA STORICA di tutta la nobiltà del paese. Abbiamo la lettera scritta da Livone a papa Innocente III, per comunicargli queste sì liete notizie. Raimondo Rupino rimase pacifico possessore della città di Antiochia, per lo spazio di circa tre anni. Ma nel 1208 una sedizione suscitata dal patriarca che probabilmente voleva rimettere la piazza al re d’Armenia, diede a Boemondo l’occasione di rientrarvi. Egli aveva sempre tenuta la cittadella, Col favor della confusione egli entrò in città colla sua guarnigione, s’intese facilmente coi cittadini, arrestò il patriarca e lo incarcerò, facendogli soffrire parecchi tormenti. Roemondo restò padrone di Antiochia sino al 1216, in cui fu restituita a Raimondo Rupino per tradimento del siniscalco di quel principato. Ma tre anni dopo Boemondo la ritolse mercè le intelligenze da lui mantenute con Guglielmo Farabel, uno dei primari cittadini. Raimondo Rupino nella sua sciagura si portò presso I-ivone re d’Armenia, di cui consi-deravasi l'erede presuntivo, Ma questo principe allora moribondo invece che dargli asilo lo discacciò da lui, e trasmise in testamento la successione a sua figlia. Non guari dopo Livone morì. Raimondo Rupino escluso dalle due sovranità che gli appartenevano per diritto, si recò presso il legato Pelagio, che alla testa dei crociati faceva l’assedio di Damietta, onde indurlo a porlo in possesso di quella che si rendeva vacante. Pelagio gli diede truppe con cui si fece ricevere in Tarso. Ma Costante reggente di Armenia avendolo sorpreso, lo rinchiuse in una prigione ove terminò i suoi giorni dopo l’anno 122-ì , lasciando d’Elvis sua sposa figlia di Amauri re di Cipro, cui egli aveva tolta Panno 1210 a Eudes di Dampierre, suo sposo legittimo, due figlie, Eschive morta nubile, e Maria moglie di Filippo di Monfort signore di Tiro. Ritornando a Boemondo IV, egli si diportò con tanta alterigia e violenza cogli abitanti di Antiochia e degli Ospitalieri, a cui il legato aveva affidata la custodia del castello, che si trasse le censure ecclesiastiche, dalle quali non fu assolto se non l’anno 1226 (Raynald. ad hunc annum n. 55. 56). Ignorasi quello eh’ abbia egli operato dappoi sino alla sua morte successa verso la fine dell’an»