452 CRONOLOGIA STORICA lo rimise in libertà se non l’anno 1171 mediante un riscatto di ottantamila ducati d’ oro. Mcntr’ era ne? ferri, venne Tripoli afflitta l’anno 1170 da così terribile tremuo-to che quasi tutti i suoi fabbricati crollarono rimanendo la più parte degli abitanti sepolti sotto quelle rovine. Non guari dopo però la città venne rifabbricata e sollevata a miglior stato che non per l’innanzi. I Cristiani vi stabilirono manifatture di seta, e camellotti, e ben quattromila operai erano continuamente occupati in queste fabbriche. L’anno 1177 il conte di Tripoli dopo essere stato sconfitto davanti ad Hama, si portò a far l’assedio di Barene, e indusse il principe di Antiochia, il conte di Fiandra, i gran mastri de’due ordini ed altri signori a secondarlo in tale impresa. Guglielmo di Tiro accusa gli assedianti di molta negligenza e di essersi piuttosto occupati in divertimenti che non nelle opere dell’assedio. Questo rimbrotto però non dee cadere indistintamente su tutti; poiché, secondo lo stesso autore, erasi alla vigilia di prender la piazza dopo lunghi e penosi stenti, quando il conte di Tripoli adescato da una somma considerevole che gli fece offrire segretamente il governo di Harenc , consentì a ritirarsi. Nell’anno ii63 essendo il re Baldovino a causa della lebbra che lo affliggeva inabilitato al governo, venne affidata la reggenza del regno al conte di Tripoli. Baldovino trovandosi l’anno 1185 in punto di morte, lo confermò nella stessa carica sino alla maggiorità di suo nipote Baldovino V, il quale pure 1’ anno dopo scese nel sepolcro. Baimondo allora contrastò il trono di Gerusalemme a Gui di Lusignano, ma pel bene della pace rinunciò poscia alla sua pretensione. Mentre Baimondo stava a Sefori nell’anno 1187 coll’oste dei Cristiani, venne assediata in Tiberiade sua moglie, da Saladino che impadronissi della città il 2 luglio, e la diede alle fiamme, risparmiando però l’attacco del castello ov’erasi ritirata la contessa, e senza più andò incontro al nemico che se gli avvicinava. Il 3 del mese stesso cominciò la famosa battaglia di Tiberiade, cui Raimondo con un’allocuzione degna di Sallustio, conservataci da Raule di Coggeshale, aveva consigliato inutilmente di evitare. Ma indotto dal