DEI GOVERNATORI E RE EC. 485 j) I difetti poi che loro rinfacciasi son quelli di quasi 55 tutte le nazioni, cioè di esser amanti del lucro e del 5) vino. Ma convien dire a lor lode che non avvi forse 55 al mondo altro popolo più di questo suscettibile di senti- 5) menti religiosi nè più costante ad osservarli. Essi amano 5) i discorsi e le letture di pietà-, nulla risparmiano nel de- 55 corare le loro Chiese, che sono le meglio ornate di tutto 55 1’ Oriente. 11 Cristianesimo da lor professato è per essi ss soggetto a grandi rigori, obbligandoli a lunghi ed au- 55 steri digiuni, cui osservano con così scrupolosa regola- 55 rità, che non se ne dispensano nè per lunghi e penosi 55 viaggi a cui li porta il loro commercio, nè meno a 55 motivo di malattia: e non è meno edificante la loro fe- 5> deità nel recitare le preci . . . Avendo il commercio 55 latto uscire gli Armeni dal proprio paese , essi si sono 55 stabiliti volontariamente per colonie in quasi tutti i 55 luoghi ove lo hanno esercitato, nella Georgia e nelle 55 provincie finittime, nella Persia , nella Turchia, nella 5> piccola Tartaria , e persino in Polonia, e in altri siti » ove le guerre che oppressavano le loro provincie, co- 5) stringevanli a rifugiarsi . . . Gl’infedeli che sono di essi '55 signori, esercitano sopra loro un duro dominio. Essi li 55 caricano di contribuzioni esigendole violentemente, loc- 55 chè mantiene nello spirito di tutta la nazione una timi- 5j dezza che si trasfonde di padre in figlio. Aggravano 55 poi essi stessi la propria schiavitù, facendo travedere 55 reciproche discussioni e gelosie, che servono di prete- 55 sto ai lor padroni per opprimerli con avanie e ricavar- 55 ne grosse somme. Tra essi non esiste nobiltà, come è 5> appunto presso tutti gli altri popoli dell’ Oriente . . . 55 Gran parte della nazione è occupata nei lavori della 55 campagna 55 ( Nouv. Meni, des Miss, de la C. de J. Tom. III. pag. 46-5a). Fine del Fàsc. IX. e del Vol. III.