114 CANTI ILLIRICI Venne tutta la Signoria a mattutino. In chiesa il ministero compirono ; Uscirono della candida chiesa; 170 Sui sedili dinanzi la chiesa sedettero: Zucchero mangiano, e acquavite beono. Marco prende i libri rituali, I libri guarda, e dice Marco: Ah padre mio Vucàssino re, 175 Poco t’è egli il tuo reame? Poco t’è? (rimanesseti deserto!) Che per l’impero altrui contendete? E tu zio, Uliesa despoto, Poco t’è egli la signoria tua? 180 Poco t’è? (rimanesseti deserta!), Che dell’impero altrui contendete? E tu zio, voivoda Ooico, Poco t’è egli il ducato tuo, Poco t’è? (rimanesseti deserto!), 185 Che dell’impero altrui contendete? Vedete voi (non vi vedesse Iddio!): II libro dice: ad Urosio l’impero. Dal padre è rimaso al figliuolo: Al fanciulletto vien di razza l’impero : 190 A lui l’impero il Sire commise, In morte, nell’ora del suo riposo. — Quand’ode ciò Vucàssino re, Balza il re di terra in piedi; Tira il dorato cangiarro (167) Come: la podestà. (168) Siuxbu: frane. Service. [Cfr. pag. 92, nota 9J. (176) Pusta. Vale e deserto e disertato. (183) Voivodstva : e sopra despostova. (186) Nella pietà sua. (191) Lett. quando riposò. (193) Dal sedile basso. (194) Coltello tagliente.