160 CANTI ILLIRICI Dacché il mondo è nato, Non è cosa più mirabile sorta, Non sorta, nè s’è mai vista, Di quel che dicono mirabile in Prisrenda 5 Da certo Leca capitano: Dicono una maraviglia la fanciulla Roscanda. Deh qual è ella! (così mal non la colga!) In quanta è terra alle quattro plaghe, Quanta terra turca e infedele, 10 Che a lei pari in tutta la terra non c’è, Nè candida Turca nè Serba, Nè c’è delicata Latina. Chi ha vista la Vila sul monte, Nè la Vila (fratello) a lei pari. 15 La fanciulla crebbe rinchiusa; Crebbe, dicono, quindici anni; Nè vide sole nè luna. Adesso la maraviglia suona pel mondo: Va la novella di bocca in bocca 20 Finché s’intese in Prilipa città. La sente il prode Cralievic Marco: Codesto a Marco assai grato fu. Lei lodano, e lui non biasimano: (1) Od kako. Da come. Il modo pel tempo. E noi pure il come, e i Latini Vut, e i Oreci l’tb; applichiamo al tempo. (3) Gegogje — Nullibi. (7) Parentesi che accenna e al misero destino della bellezza superba ; e all’augurio quasi trepido che ispira agli animi prudenti ogni straordinario bene. (14) Queste parentesi dove il poeta si volge al lettore, son perdonabili (ripeto) più dell’invocazioni alla musa. È dolce interrompere la narrazione per dire : fratello. (15) Così ne’ canti greci, a indicare ben custodita bellezza. (18) Ode: va. Dante: . . .per mare e per terra batti l’ali. [Infer., XXVI, 2J. (23) Nju mi fale. Quel mi, riempitivo, indica come un discorso che ne’ pensieri Marco fa seco. — Lei lodano, e lui Marco non biasimano. Modesto modo di dire : io non sono indegno di lei.