152 CANTI ILLIRICI Va la fanciulla alla bianca casa, E narra al fratello agà Mustafà: O fratei mio agà Mustafà, Ho preso un guerriero ferito, 50 Sulla Marizza nella fredd’acqua: Seco ha tre ventriere di danaro, In ciascuna trecento ducati: Una vuole a me profferire, E l’altra a te, agà Mustafà, 55 E la terza per se lasciare, Per sanar le sue fonde ferite. Non fare, fratello mio, inganno a te stesso, D’uccidere il ferito guerriero: Portalo nella candida casa. — 60 Va il Turco all’acqua della Marizza, E quando vede il ferito guerriero, Piglia a guardare la spada temprata, La maneggia, gli taglia la testa Gli toglie il bel vestimento; 65 Poi va nella candida casa. Incontro a lui la sorella uscì; E quando vede quel ch’e’ fece, Ella dice al fratello agà Mustafà: Perchè, fratello (Iddio tei renda!), 70 Perchè perdere l’ospite mio? In che, misero, ti se’ tu abbagliato? In una spada temprata? Ah faccia Dio la ti tagliasse la testa! — Questo gli dice: su in casa fugge. 75 Poco tempo dopo ciò stette, (57) XI male è inganno dell’offensore prima che dell’offeso. (69) Da od Boga nagiesc. — Che tu trovi altrettanto da Dio. Invento in simile senso ha sovente la Bibbia. (70) Pobratima: perchè il misero l’aveva chiamata sorella; ed ella accettata il titolo santo.