360 CANTI ILLIRICI re manda Desimiro suo servo fidato, con cavalli e carra, e sei some di danaro a cercare per il bianco mondo que’ due, o rapirli o comprare. Il servo cerca tre anni in vano. Ritornano a murare, e la Vila a disfare. Alla fine ella commuta il destinato, e in luogo de’ due chiede altra offerta): Ecco, vo’ siete tre fratelli carnali: Ciascuno ha la sua fida donna. Qual domani sulla Bojana viene, 10 E porta a’ maestri il mangiare, Muratela alla rocca nelle fondamenta: Così il fondamento terrà; Così la città costrurrete. — (Vucassino narra il fatto a’ due fratelli; ma li scongiura non dicano alle mogli, e commettano alla sorte qual di loro verrà. Giurano. Ma Vucassino primo calpesta la fede data ; e dice alla sua che domani non venga. E Ugliesa anch’egli. Non il giovane Goico. Vien l’ora del mangiare: la moglie di Vucassino dice a quella di Ugliesa: Mi duole 11 capo. L’altra risponde: E a me la mano. Dillo alla cognata più giovane). Cognatuccia, giovane di Goico, 15 Non so che mi sente il capo: (Sai ti sia): riavermi non posso. Or tu porta a’ maestri il mangiare. — Ma dice di Goico la giovane: Odi, mamma, signora e regina, (7) Rogiena. (9) Il fiume. (11) Temelja: SsusXcov. (14) Goikinize. Come nel greco Xiobccuva. (16) Tebe za zdravlje. Lo traduco con questo popolare modo toscano, che non è punto più ignobile del sodes e del viri1, e degli altri scorci latini. (19) Nano. Siccome il fratello maggiore è padre; così madre sua moglie, anche giovane.