CANTI ILLIRICI 213 Una rocca edifica l’Arabo nero, Rocca edifica di venti quartieri Lungo il vasto mar tempestoso. Quand’ebbe l’Arabo la rocca finita, 5 Miseci vetri ed imposte, La tappezzò di seta e velluto; Indi alla rocca parlò: Che farai tu sul lido, deserta rocca, Quando nessuno ha per te a passeggiare? 10 Madre non ho, e sorella non ho; E ancora ammogliato non mi sono, Che in te la mia fedele passeggi. Ma non sia io nato di madre, Sì di cavalla genitrice di bestie, 15 S’i’ non chieggo del Sire la figlia. O me l’ha il Sire a cedere, O meco in campo ad uscire. — Questo parlava l’Arabo alla rocca; E subito una fitta lettera scrive, 20 E la manda al Sire a Stamboli. (Il sultano manda a combatterlo, l’Arabo tutti vince). Ecco s’allestisce l’Arabo nero Dalla marina, dalla candida torre, E si veste in abito signorile, E cinge la spada temperata, 25 E allestisce la bianca cavalla; Le stringe settemplice cigna, (1) Dico VArabo, non un Arabo: come d’uomo famoso, a quel che n’udremo. (3) Lett. grosso. (20) Costantinopoli. (23) U ruo. L'in dice pompa. (25) Ripeto Yopremi. Che fa pensare al promptus.