CANTI ILLIRICI 331 Di fiammante argento fuso), Ch’ avrebbe una corazza rotta : Pensa, se ’1 petto d’uomo. Poi apre la vetrata finestra, 285 E appunta il fine moschetto Sul falco Stancovic Cheno. Veramente ucciso l’avrebbe, Se l’agà il fucile non solleva: Teme (e da maravigliare non è) 290 D’uccidere Giusuffo il fratello. In questo i serbi fucili tonarono: Jacupo amaramente ferirono, Infransergli la gamba al ginocchio. A che più il racconto allungarvi? 295 Per la città s’è attaccata la zuffa: I Serbi tengono le mura e l’entrata, Per le mura le torri tutte quante. I Turchi si son nell’aremme stretti, E si difendono col fuoco da’ fucili. (287) Doista ha l’origine d'istinti, il verbo essere. (287) Ubiti, da biti, percuotere ; come ammazzare da mazza : parole di tempi che precedettero l’uso dell’arme da fuoco. (288) Lett. Non mi solleva. Il mi è in questi canti riempitivo frequente: che fa subbiettive (direbbesi adesso) tutte le cose di fuori ; appropria cioè le cose sentite alla persona che sente : e dimostra sì la potenza e sì la generosità del sentire. (289) S’e’ teme per il fratello ch’era nella dirittura medesima del nemico,, non è maraviglia. Ogni altro timore sarebbe ignobile, e però indegno del prode., Vedi lode magnifica data al nemico, e che ritorna più nobile sul generoso vincente. (291) Zapazasce — Per-crepuere. (292) Ljuto : Tttxpà. (294) Quid plura? (295) Zaturila, cacciata. Lat. commissa. (297) Sve-kolike. (299) Iza. Da' traduco, non de’ .* da' è più vivo, e dipinge il fuoco uscente da quelli, e volante lontano. Questo modo dichiara inoltre l’origine del segn»