CANTI ILLIRICI 73 Di be’ doni lui il Sire donò. Poco tempo dopo ciò stette; E per città grida il Latino: 470 Ecco, Sire, sotto la candida rocca Usciti sono tre figliuoli del re: Condotte hanno tre belle fanciulle, Tre fanciulle, tutte e tre somiglianti, E indóssogli abito somigliante. 475 Va, conosci quale è Roscanda. Ma se un’altra tocchi, Non uscirai, nè porterai vivo il capo: Pensa, se menar via la fanciulla ! — Quando il Sire le parole intese, 480 E’ chiama Teodoro il ministro: Va, servo mio, e conosci la fanciulla. — Teodoro gli asseverava giurando: Non l’ho, Sire, nè vista: Che me l’han pel buio condotta 485 Quand’io l’ho inanellata. — Il Sire si dà della man sul ginocchio : Misero me, Dio buono! Vinciamo di senno e di prodezza: E qui riman la fanciulla a vergogna. — 490 Quand’ode ciò Milosio Voinovic, E’ va al Sire illustre: (467) Liepo obdario. Pulchre donavit. Ma Vob dice più. (476) Mascise. Qui suona dispregio e minaccia. Se un’altra pur tocchi... (477) Vivo. Aggiungo io per chiarezza. (479) Razioniti, come ^intendere, vale anco sentire; ma sempre sentire intendendo. (482) Pravo kuniasce. La radice di asseverare rende in parte quel pravo. (485) La gli apparve allora come Dio ; non distinse l’idea del viso. (488) Nadmudrismo i nadjunagismo : verso che nessuna delle lingue a me note, e forse nessuna delle umane può in potenza agguagliare. Contendere e vincere di senno: contendere e vincere di prodezza: due sole parole. Ma il re qui fa suo proprio il vanto altrui. Così co’ suoi auspizii Augusto, desinando a Roma, vinceva le battaglie da altrui combattute.