208 CANTI ILLIRICI È egli a casa Nino de’ Lanci? — La giovane a lui risponde: Ben venuto, Calogero padre! 105 A casa è: Dio lo perda. Ma di grazia, Calogero padre, Donde a te il cavai pezzato di Marco? Donde a te la spada di Craglievic Marco? — A lei così Marco risponde: 110 Misera te, leggiadra ancella! Ecco gli è una settimana di tempo Che Craglievic Marco morì. Presso Bagdad la candida città Di mia mano lo sotterrai. 115 Non aveva soldo nè quattrino: Diedemi il cavallo per l’anima, Il cavai pezzato e la spada acuta. E quando l’ebbe la giovane inteso, Dagli occhi le lagrime le scoppiarono; 120 E s’avviticchia al cavallo al collo, Come serpe attorno ad arido legno. In quel tratto Nino de’ Lanci Le dà della palma sul viso. Così leggiero le diede, 125 Due denti sani le buttò giù. S’alza lo strillo della giovine schiava Come di stizzita vipera sotto un sasso. (110) La riconosce. (115) Pare ni dinaro. L’uno nome turco; l’altro italiano. I Veneti: nè bezzo nè bagattin. (116) Za podusce. Pro bono animae. (119) Suze oborila: Cacciò. (120) Oko vrata. Come Vob dice intorno. Onde occhio, orbe, e simili denotanti forme circolari.