CANTI ILLIRICI 283 moderni. Ma più incalza l’affetto, e più il narrare va rapido. Delle bellezze sarebbe lunghissimo dire. L’andata del bano al campo nemico, il rossore codardo de’ parenti, la fida compagnia del cane dimenticato, e richiamato, al quale egli deve la vita; i padiglioni per la campagna; il coraggioso spavento del prode; il prete turco briaco, e riconoscente; la zuffa, il perdono; son cose che agguagliano la poesia serbica alle più possenti del mondo. (Un Signore comanda a’ suoi servi gli sellino il cavallo, che vuol ire a Cruscevo dal suocero Giugo Bogdano). S’appresta il bano degli Straini: Si getta indosso seta e velluto, Superbo panno scarlatto, Panno ch’è più dell’acqua lucente, 5 Più del sole panno fiammante. S’abbiglia il serbo falco; Poi monta il cavallo guerriero: Ratto va, dal suocero giunge, Dal suocero, nella candida Cruscevo, 10 Ove una signoria c’è di fresco sorta: (1) Strainic: la desinenza in ic risponde aXYiano dei Latini e nostro, ed all’«; de’ Greci. Ma sempre porre questo in luogo di quello, sarebbe un togliere al dire il colore natio. (2) Udri. Quasi più di getta; dice l’indole della gente. Così fJàXXtt, gettare, i Greci han piegato a senso di mettere, di posare. [Cfr. p. 210, nota 174]. (3) Ponosita. La stessa metafora dell’italiano. (4) Cicerone: [Fragm. apud Non. 2, 717] Mare ... a sole purpurascit. O intendasi della semplice lucentezza.