126 - A P P E N D I C E Nr. 1 Lettera di Lorenzo Venier Capitano Generale da Mar diretia al Doge di Venezia dal galeone « Balbi» il 23 novembre 1617. Serenissimo Principe, Scrivo a V. Serenità quello che mi vengono a dire per il rispetto d'altri, e, perchè è il vero debbo raccontare. La mattina del 19 (novembre 161 7) nel levar del sole, la guardia del monte, che da Porto di Santa Croce guarda il mare, fece segno che si vedevano vascelli, e indi replicando e moltiplicando i segni, si conobbe infine che era l'Armata spagnuola. Diedi ordine subito il salpare delle Navi e delle Galeazze, et insomma all'allestimento del­l'Armata tutta, con (la) quale potei uscire circa il mezzogiorno, con bonazzetta prima da greco, e col riburchio alle navi. Dopo usciti, sof­fiò venticello da ponente, col quale s'andarono i nostri vascelli grossi acconzando e coll'Armata sottile aiutata dai remi s'accinse ad avvi­cinarsi al nemico, il quale benissimo si scoperse essere con 15 navi senza Galere, come pur anco furono riconosciuti dal Sig. Capitano del Golfo, e Sig. Sopracomito Gussoni, i quali subito scoperti i va­8celli la mattina dalle guardie, mandai a fare questo uffizio. Sino alle nove e poi sino alle otto ore della notte seguente ten­nem i nemici col medesimo vento di volta e di mare, e noi colle Ga­lere sottili attendessimo a' condur sopravento le nostre Navi e Gél' leazze, acciò al giorno havessimo questo beneficio per combattere­Cominciai pur anco poco dopo le otto hore al lume di luna a tra­vagliar il nemico coll'Artiglieria, perchè anco gli altri seguitassero a far lo stesso mentr'era bonacciato il vento, ma da pochi (fui) imi­tato. Mise poi il vento da scirocco, e con questo, presa il nemico 1<> volta di terra ver Dalmazia, continuarono fino al giorno il cam­mino. sempre da me e da parte dell'Armata seguitati. La mattina del 20 col mezzo dei remburchi, che sempre s'adoprarono, si tro­vassimo sopravento dell'Armata contraria, e s'attaccò scaramuccia sl' bene, non giornata, perchè alcune navi sole in conveniente di­stanza adoperarono l'artiglieria, ed il resto lontane si mantenero. lo pure con alquante Galere sottili non mi lasciai avanzare dalle Navi, ma per dar cuore, diedi, e mi furono tirate molte cannonate. Nien­tedimeno, prese il nemico la volta del mare e con piene vele attese di andarsene, niun altro curandosi di entrar nella battaglia; sebbene Sebastiano mio figliuolo col Conte Gerardo Martinengo, che meco tu~tavia si trova, (sia) andato colla filuca, per mio nom~ açl invjtar