DI ALESSANDRO IL GRANDE 3o5 so Lacedemonia, accogliendo con bontà gli ambasciatori da essa inviati a placarlo. Non era però egli disposto ad usare Io stesso trattamento verso Bcsso e Nàbarzane uccisori di Dario (3 29). Inseguì il primo eli1 crasi ritirato nella Battriana, ove avea preso il titolo di re, e non potè raggiungerlo. Il secondo dopo avergli scritto parecchie lettere per ¡scusare il suo misfatto, venne a trovarlo sulla sua parola, e ne ottenne perdono. Se quest’ atto di clemenza parve eccessivo, non lo fu meno agli occhi del pubblico il trattamento contrario clic praticò verso Parmenione. L’abilità, lo zelo c la fedeltà, con cui quest’illustre capitano avea servito il suo padrone, erano state tali che Par-mcnione avea riportate parecchie vittorie senz’Alessandro, mentre questi non era mai stato vincitore senza Parmenio-ne. Ciò malgrado per concepito sospetto clic si fosse formata contro la sua persona una congiura, il monarca fece arrestare Parmenione e Pilota di lui figlio, e condannò entrambi a morte, il primo pel delitto di cui lo supponeva reo, ed il secondo per non averlo rivelato. I soldati nei loro primi trasporti applaudirono a questa duplice esecuzione. Ma riflettendo dappoi alle virtù del padre, alla sua generosità, umanità, dolcezza, e rammentando pure l’in— trepidenzza da lui mostrata ne’ combattimenti, scoppiarono in mormorazioni che non poterono esser represse dal timore infuso in essi dal monarca. 328. Il perfido Besso finalmente cadde in potere di Alessandro per tradimento delle sue genti, che colla corda al collo lo trassero a Maracanda, 0 Samarcanda nella So-gdiana. Fu costà che fu per ordine del monarca dato in mano ad Ossiartc fratello di Dario che lo assoggettò ad un supplicio crudele e ben meritato , cui gli antichi raccontano però in più guise. Aveva Alessandro fra i suoi paggi un tale Ermolao la cui tragica sorte destò compassione. Mentre questi seguiva il re alla caccia, vide un leone in procinto di avventarsi contro di esso. Non consultando che il proprio coraggio egli immantinente scaglia il suo giavellotto sopra l’animale e lo uccide. Il monarca offeso di essere stato prevenuto fece percuotere il paggio che non potendo comportar tale affronto, cospirò co’suoi colleglli onde assassinarlo. Svelatosi il secreto, A- Tom. III. 20