DELLA SICILIA 377 quanta remi, onde stare in osservazione sui movimenti della guerra dei Persiani contro i Greci, e per conciliarsi i primi ove avessero il vantaggio sugli ultimi. Ma rimasti questi vincitori, Gelone'ebbe bisogno di tutte le sue forze contro i Cartaginesi, i quali non cercavano che l’occasione di portar la guerra in Sicilia. La ritirata di Terillo, scacciato d’Imera da Therone, somministrò loro la bramata occasione. Gelone si avanza in soccorso di Therone suo alleato, cui essi tenevano stretto in Imera. L’armata del re di Siracusa era di cinquantamila fanti, e cinquemila cavalli. La sua cavalleria avendo sorpreso i Cartaginesi ne fa grande macello, e mena seco più che diecimila pri- {¡ionieri i quali vengono-condotti ad Imera. Que’ di Sa-inunto venivano in soccorso dei Cartaginesi. Gelone li prevenne , fece entrar secretamente nel campo dei nemici un grosso corpo di cavalleria Siciliana, che mise fuoco ai vascelli cartaginesi, e di là piombò sulla loro armata di terra. Cominciò la zuffa con molto ardore, ma la notizia della prima vittoria, e della morte di Amilcare generale cartaginese, scoraggiò gli uni, e rianimò gli altri. I Cartaginesi prendono la fuga, ma quindicimila di essi periscono , avendo Gelone ordinato di talvolta azioni degne de1 più grand’uomini. Egli ebbe lunghe guerre co’propri vicini, di cui però non si conoscono le particolarità: si sa soltanto che quando non gli riusciva la forza, ricorreva all’arte, e se gli attribuisce l’invenzione di una macchina, con cui venivano lanciate da lun-ge materie combustibili, la quale si chiamava Falaria. Penilo, celebre fonditore, s’avvisò di far la sua corte a questo principe col dargli un’ altra macchina di propria invenzione. Era essa un toro di rame più grande del naturale, di maniera formato che poteva aprirsi pel dorso, e introdurvi nel ventre un uomo. Sottoponendovi del fuoco, le grida di quell’ infelice che era chiuso per entro rasso- tiranni di aghicejnto Tom. HI.