CANTI ILLIRICI 316 Tutto sarà schiavo preso. — Quand’ il vescovo ebbe la lettera intesa, Egli aduna della terra gli anziani; 20 Agli anziani la lettera narrò, E queste parole disse: Montenegrini, miei cari fratelli, Se il tributo e le fanciulle date, Io in Montenero non ¡starò: 25 Chè libertà non avremo, Nè gloria di prodi nè onore; Ma in perpetuo ci rimarremo Sotto vergogna, in miseria grave. Voi non sarete padroni 30 Nè di voi nè delle figliuole. — Quando i capi la parola intesero. Ognun pensa quel ch’egli han da dire. Dice Milic Giovanni, arciprete: Io dico che nulla si dia, 35 Se non che un gelido e bianco sasso. Che meglio il capo perderei, Che in vergogna la vita vivere. — Dice il capitano Popovic Stanislao: E anch’io dico che un sasso gli diamo. — 40 Questo da ultimo tutti fermarono: E giuro però fecero, Che mai nessuna gli darà Se non vivo fuoco di fucili. Questo il vescovo pur voleva. 45 Onde a quella lettera risponde: Stupisco di te, Turcaccio, Che impazzi, e nella lettera scrivi Ch’ i’ ti mandi il fio di Montenero, (40) Utverdisce. Traduce nella radice il vocabolo.