DELLA SICILIA 385 che rendeva le sedizióni vieppiù frequenti) venne ben pres-sto abulito dallo stesso popolo. 453. I Siracusani intimarono guerra ai Tirreni che continuavano ad infestare colle loro piraterie il mar di Sicilia- Faile, e poscia Apelle che comandava una flotta di sessanta vascelli a tre ordini di remi , desolano tutte le spiagge Tirrene, sbarcano iu Corsica, prendono Ethalia ( oggidì Elba) e ritornano in Siracusa carichi di bottino e di prigionieri. 45o. Deueezio intanto continuava a regnare sugli antichi Siciliani ritirati nelle campagne, e sopra tutte le loro città, eccettuata quella d’Ibla. Contando sulla propria riputazione, attaccò i Greci allo scoperto, s’ impadronì di Enna, uccidendone per sorpresa il sovrano, dichiarò la guerra agli Agrigentini, assediò il loro castello di Mo-tiumli, battè e prese la loro fortezza. I Siracusani spedirono contro lui Bolcone con una considerevole oste. Ma Deueezio la debellò, e Bolcone, che altro non era forse che uno sfortunato, fu condannato qual fellone a morte. Più avventurato del primo fu un secondo esercito che TIRANNI DI AGRIGENTO. ucciso indi a qualche tempo da’propri cittadini, e colla sua morte gli Agrigentini ricuperarono la propria indi-pendenza . TIRANNI DI GELA. 5o3. Cleandro, nativo di Patone, pervenne in Gela alla sovranità a quella guisa in che era giunto Panezio presso i Leontini, ed ebbe a un di presso eguale destino; poiché fu esso ucciso da un abitante di Gela, chiamato Sabille (496). Egli avea regnato sett’anni. Ippocrate era fratello di Cleandro, e gli succedette. Nel principio del suo regno ebbe a sostenere aspre guer- Tom. III. a5