310 CANTI ILLIRICI mendo; tanto che Stefano fu costretto d’abbandonare la parte di Solimano, e collegarsi con Mose. Nel 1410 Solimano e Mose vennero in Romania a nuovo scontro: Stefano era con Mose. Ma nella battaglia i due fratelli di lui Vuco e Lazzaro, che l’odiavano, passarono nell’esercito di Solimano: poi presi da Mose ed uccisi. Il quale uccise anco un fratello di Giorgio: ma Giorgio gli rimase fedele, e combattè fortemente nella battaglia del 1411, dove Solimano fu spento. Dopo la vittoria, Mose, di lui sospettando, gli tese insidie, ond’egli si difese e fuggì ; e ritornò nell’amicizia di Stefano. A codesto cambiare insegne, che confonde gli affetti e i pensieri, accenna forse il canto; nel quale del resto la storica verità non pare per l’appunto osservata. Qui un Giorgio ci si dà come consigliere frodolento ad un Gianco di Sibigna combattente contro Solimano, forse in favore di Mose fratello. Un giovanetto ne-pote di Gianco si vanta d’ avere Solimano in sua potestà. Solimano si muta in falco, il giovanetto in drago volante. Il falco, simbolo usato de’ Serbi, il drago de’ Turchi: qui all’incontro il Turco gli è il falco. Giorgio interrogato da Gianco qual abbia a ferire de’ due volanti: dice, il drago, siccome simbolo del Turco nemico. E il drago, cioè il giovanetto, cade ferito a morte Questo confondersi delle apparenze, che sparge il sospetto e la disperazione, facendo sembrare nemici gli amici, è acconciamente rappresentato del trasformarsi l’amico in forma di nemico, e a vicenda. L’uccidere che fa lo zio il suo nepote, accenna agli effetti del sospetto cieco e della cieca confidenza nel giorno del tradimento. E accenna fors’anco a qualche avvenimento seguito in quella deplorabile guerra. Di siffatto genere di poesia simbolica è un esempio tra’ canti greci in quello che s’intitola il Sogno *). Ma non così epico •) Canti Popoluri Greci (Venezia, 1842), p. 311.