4oo CRONOLOGIA STORICA tempo precisamente, in cui egli abbandonossi a tutta la sua ambizione, e ne raccolse il frutto. 4<>5. Egli più che altri ardito, nella pubblica assemblea che si tenne in Siracusa dopo la presa di Agrigento, accusa di fellonia i generali e i magistrati siracusani, ed opina per la loro destituzione. Egli declama contro i ricchi, c con questo mezzo si concilia la plebe, fomite ordinario delle rivoluzioni. Si fa plauso al suo parlare : i magistrati vengono deposti e se ne nominano degli altri, nel cui novero è Dionigi. Egli si studia ben presto di screditare nello spirito del popolo i suoi colleghi e vi riesce. Son richiamati i banditi e rientrano in Siracusa. Dionigi si reca a Gela con duemila fanti e quattrocento cavalli. Quivi egli si diporta alla guisa stessa che in Siracusa. Vengono arrestati i ricchi, assoggettati a processo condannati a morte, e i loro beni confiscati a benefizio del pubblico. Dionigi col denaro che ricava da queste confi-scazioni paga quanto era dovuto ai Lacedemoni , e promette doppia paga alle truppe Siracusane. Di già il maggior numero si dichiara a suo favore, e lo riguarda come un genio salvatore. Egli rientra in Siracusa nel momento in che tutto il popolo usciva dal teatro , rimprovera ai magistrati di divertire i cittadini con vani spettacoli, mentre si facevano a Cartagine straordinarii apprestamenti contro Siracusa, li taccia inoltre d’impadronirsi dei fondi pubblici nel momento in clic le truppe mancavano del necessario e finisce col dichiarare eh’ egli abdica la sua carica onde non essere riputato complice di tutti questi disordini. All’indomani l’assemblea lo elegge a generalissimo con assoluta autorità. Tosto allora Dionigi ordina a tutti coloro che sono in istato di portar l’armi, di raccogliersi proveduti per trenta giorni di viveri, nella città di Leonzio. Tutti i profughi, gli esiliati e quelli cui nulla rimaneva a perdere vengono a presentarsi sotto le sue bandiere. Dionigi giunge nottetempo presso Leonzio, ove genti da lui appostate menano nel campo forte romòre. Il giorno dopo egli espone all’assemblea di aver corso pericolo di essere assassinato il dì innanzi e domanda che gli ¿1 permetta di tenere seicento guardie presso la sua per-