4(Í2 CRONOLOGIA STORICA già padrona di quella parte dell’Italia che si stende dall’ estremità dell’Etruria sino al mar Jonio, e dal mar Tirreno sino al golfo Adriatico, mercè la disfatta dei Sanniti, dei Brusii, dei Lucanii e dei Tarantini,, non aveva per tragittare in Sicilia che a fare un passo solo. Gerone era già divenuto amico de’ Romani, e non rimanevano che soli i Cartaginesi i quali potessero servir d’inciampo alle mire ambiziose di questa repubblica. Il senato invia contro i Cartaginesi una legione di Campani sotto il comando di Dedo Jubellio in soccorso dei Reggiani. Decio con nera perfidia s’impadronisce di Reggio cui doveva soccorrere; ma C. Claudio, di lui successore, ripara a quest’infedeltà, prende Reggio ai Cartaginesi, e di là si reca a Messina, cb’es-si uniti ai Siracusani teneano assediata. Cammin facendo, egli viene attaccato e sconfìtto da Annone, il quale nondimeno vuol devenire a trattative col vinto. Claudio ricusa ogni componimento, e giunge al porto di Messina. 1 Mamcrtiui gli rimettono la propria città nel mese di luglio. Annone II, ritirato nella cittadella di Messina, consente ad una conferenza amichevole col tribuno ed i capi ma-mertini. Claudio senza buona fede fa arrestare e ritiene prigioniero per qualche tempo Annone. La guarnigione cartaginese consegna la cittadella ai Romani. Il generale cartaginese ritorna in Cartagine, e non ammessa la sua giustificazione è fatto spirar sulla croce. Annone III, figlio di un certo Annibaie, è spedito a Messina dai Cartaginesi, risoluti di tutto arrischiare per isloggiarne i Romani. Al suo giungere il nuovo generale assedia la piazza. Claudio marcia in sua difesa, e quantunque inferiore di numero sconfigge gli assedianti e toglie loro ogni speranza di rientrar più mai in Messina. Questa conquista apre ai consoli seguenti quasi tutti i porti della Sicilia. 1 Romani stendono le loro armi e le loro concluiste sino alle porte di Siracusa. Gerone stesso abbandona i Cartaginesi ( 262 ), che non possono difendere Agrigento più che sette mesi. La presa di questa città costa ai Romani trentamila fanti, e cinquecentoquaranta ca-