DEI RE DI LIDIA nS dii e di passatempi, nc’ quali tutte intere impiegavano le giornate; ma crescendo ciò malgrado sempre più la miseria, il re divise la nazione in due corpi, c ordinò che fosse estratto a sorte quale dei due uscirebbe di Lidia per cercarsi novello soggiorno, poiché la lor terra natale non più bastava alla sussistenza di tutti. Il re diede suo figlio Tirrene per condottiero di quelli che migravano dalla patria. Tirrene si recò co’suoi compagni a Smirne, ov’equipaggiò una piccola flotta, la quale dopo molte avventure pasaò in quella parte d’Italia chiamata allora Umbria, e al presente Toscana. Costà i Lidii mutarono il nome loro in quello di Tirreni. Questo racconto di Erodoto era al tempo di Tacito universalmente ricevuto non solo in tutta la Lidia, ina altresì dal maggior numero degli storici. Dionigi d’Alicarnasso lo rigetta assolutamente, e vi oppone molte ragioni, di cui la principale è il silenzio di Xanto, che non parla nè di Tirrene nè della sua colonia. Atys sulla fine del suo regno, fabbricò la città di Attalida, a cui Lido diede l’ultima mano. Lido primogenito e successore di Atys si trovò, mercè il ritiro di suo fratello, in possesso di tutto il regno paterno. Fu sotto il suo regno che questa provincia, la quale dopo Meone avea portato il nome di Meonia, cominciò a chiamarsi Lidia. Ariamo fu forse l’immediato successore di Lido, ma ciò non è certo abbastanza. Non può nondimeno dubitarsi ch’egli non sia stato uno de’primi atiadi. Ateneo nel suo libro Vili ne somministra la prova (i). Ermone, o Adrami è, secondo Ateneo, il primo che abbia impiegato il ministero di donne in occasioni, nelle quali gli altri re si servivano di quello degli uomini. Alcimo viene nella storia rappresentato come un gran principe, che non altro s’avea a cuore clic la felicità dei suoi sudditi. All’ombra della pace da lui procurata, raccolsero immense ricchezze, e vissero felici; ciò che nel-1 anno settimo del suo regno portò lutto il popolo (i) E-li legnaia terso il i ',-So, giusta il Freret, [Sola degli idil.(