CANTI ILLIRICI 81 L’alba risplende : a Legiana giunsero : Tutti i visiri alla porta bussarono, Ch’aprasi di Legiana la porta: Ma nessun vuole aprire. Si presenta il Bulgaro nero : È egli lecito fare aprire la porta? — Lecito, come a te piace. — Allor grida acuto e chiaro (1) : AI nome di Dio, o di Legiana bano, Aprimi di Legiana le porte : Se aprirmele tu non vuoi, Sapessi, o di Legiana bano, Quale ho io buon morello ! Se un pò l’aizzo (2), Della città il muro i’ ti salto (3); Ti piglio per la bianca barba, Ti stràscino di Legiana per la città; E tutta Legiana teco disfò. — In questo che il giovane così diceva, Da se gli s’aperse la porta (4). Entrarono in città gli svati leggiadri : A tutti gli svati il cavallo tennero ; Al Bulgaro nessun guarda. Tutti gli svati in casa intromisero; Sedettero gli svati al banchetto (5); E il Bulgaro colla piccola ragazzaglia. I ragazzi col brodo lo imbrodolano: A questo il prode non bada. Un po’ di tempo da ciò stette ; E’ saltò sugli agili piedi, E va al giovane trinciante : Trinciante, tagliami della carne. — (1) Tanko glasovito, ritorna ne’ canti illirici come ne’ Greci iJìuXAv tpovwXav. Ma il serbo è più belio. Alto e pieno, acuto e chiaro; dalla testa e dal petto. Singolare che i Francesi chiamino glas voce di squillo funebre, E glas ha fratellanza con '¡Xàaaa, e con gridare eh’è l’aspro suon della voce, e con clamo. (2) Ponaljutim. Per-ir-rito. (3) Mura omeriche ! e come nelle battaglie de’ Greci moderni, che dietro a macie fecero miglior prova ch’altri dietro a torrioni. (4) Vale prontezza: e vale che que' ch’eran dentro fuggirono e si ritrassero. (5) Blaguju. La radice della voce vale e ricchezze e benedizione, e bene in genere. I francesi: festin, come se il segno della festività sia ’1 mangiare. N. Tommaseo - Canti Illirici. 6