11 bello : e innanzi la misera caduta due volte vinse Amu-ratte in battaglia. Nel 1389 sul campo di Cossovo fu recisa la vita della nazione, in sè stessa divisa. Il dì quindici di giugno divenne festivo a’ Serbi di trista solennità. Milosio Obilic, genero del Sire, indarno penetrò nella tenda del Turco; dove, uccisa moltitudine di nemici, ma non Amuratte, sotto il numero soverchiante perì. I canti accusano Vuco Bran-covich, marito a Mara figliuola di Lazzaro, che per invidia a Milosio tradisse il suocero e la patria, ritraendosi con sette mila de’ suoi dalla ardente battaglia. Altri nega il vile atto. Ma fosse anche vero: se la defezione di poche migliaia basta a spegnere un regno ed un popolo, segno è ch’altri germi covavano di morte in lui. Tristi germi erano l’esempio ch’aveva già dato Lazzaro stesso d’infedele versatilità, poi le turpi discordie de’ grandi, poi quel dispregio superbo in che i Serbi tenevano i Turchi. Non temere il nemico, è salute: dispregiarlo è mina. Perirono a Cossovo e Lazzaro ed Amuratte; il terribile istitutore della milizia giannizzera, il vincitore di trentanove battaglie. Chi dice che il principe Serbo per mutare cavallo s’allontanasse un momento, e che i suoi credendolo volto in fuga, fuggissero, ed egli invano li richiamasse a battaglia ; chi dice che da ultimo accortosi del tradimento, volgesse le spalle; chi dice che caduto col cavallo in un fosso, da nemico ignoto avesse la morte. Gli annali Turchi lo conducono nella tenda di Amuratte agonizzante, e quivi lo vogliono ucciso. Al dire d’altri, morto Amuratte, i Turchi fuggirono; e Baiazette figliuolo di lui, rifece la battaglia ove Lazzaro cadde. Altri, da ultimo, fa che Amuratte passeggiando vincitore nel campo da un soldato mezzo morto avesse la ferita di morte. Il corpo del Turco portarono a Prusa, e le viscere posero lì presso Cossovo sotto una torre che ancora si vede. Il corpo di Lazzaro i Serbi sottrassero. Narra il popolo che lo componessero in lenzuolo ricamato