DEI PAPI 47 Omelie riboccano di una morale mirabile espressa in uno stile semplice, e senz’artifizio.- le sue lettere che giungono al numero di 840, si aggirano per la più parte sopra differenti materie ecclesiastiche cui sviluppa con giustezza del pari che con sagacità. Sorprende che questo papa abbia potuto scriver sì lungamente ed accudire nel tempo stesso a tanti affari, quando si ha presente che fu oppresso d’infermità e spezialmente logorato dalla gotta che di un corpo robusto e vigoroso ricevuto da natura lo avea reso uno scheletro contratto. Un moderno (Esame dei Diplomi di Lodovico Pio ) prova che al tempo di s. Gregorio il Grande la Chiesa romana era ricchissima, avea molto estesa giurisdizione cpl dritto di punire mercè il ministero de’suoi giudici i delinquenti nella Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, nel territorio di Sabina, nella Dalmazia, Illiria, Sardegna, Corsica, Liguria, e nell’Alpi Cozzie, e godeva una spezie di piccolo Stato (che altri chiamano semplicemente patrimonio) nella Gallia. Ella è cosa delle più certe che i papi aveano sino da quel tem- fio molta parte nel governo di Roma. Malgrado -tanta opu-enza, la tavola di s. Gregorio era frugalissima, e il suo treno de' più modesti. In una lettera al suddiacono Pietro, rettore del patrimonio di Sicilia, gli dice: Voi mi avete mandato un cattivo cavallo e cinque buoni asini: c io non posso montare il cavallo perchè non vai nulla, nè gli asini perche sono asini. Da ciò si scorge che la scuderia del papa non era guari magnifica. San Gregorio non faceva gran conto delle scienze profane, ma non già al segno, come viene accusato, di aver fatto ardere la Biblioteca Palatina erettasi in Roma sotto P imperatore Augusto. L’ unico fondameuto di quest’accusa è un .brano corrotto del Policratico di Giovanni di Salisbery, scrittore del secolo XII. Eccolo quale si legge negli esemplari più corretti. Doctor sapientissimus ilio Gregorius qui meliaco praedicationis imbre totani rigavit et inebriavit Ecclesiam, non modo Mathesim jus-sit ab aula recedere, sed, ut iraditur a majoribus . incendio dedit reprobatae lectionis scripta Palatiaus qùae-cumque tenebat Apollo. Così leggesi nella prima edizione di quest’opera fatta sovra i più antichi manoscritti e in