CANTI ILLIRICI 211 E gli dà a Craglievic Marco. Ecco, Marco; va, bei. — 185 Marco così gli parlò: Miserione di sire! S’i’ t’avessi condotta una schiava, O portato d’infedele un teschio, 190 Dato m’avresti trecento ducati. E che mi fa cento ducati? Neppur da bagnare i baffi di Marco! — E quando l’ebbe il Sire inteso, Manda per l’esercito banditori: 195 Oridan essi tre candidi dì: Ove trovasi di vino osteria, Quando viene Craglievic Marco, Bea, e non paghi il vino. — Rimane Marco per un anno di tempo: 200 In Istamboli il vino venne meno. (200) In una di Ragusa è raccontato d’un Marco, non sai se il famoso: Jer notte la madre diè sposa a Marco. Stamane la sua sposa infermò: Non vuol bere nè mangiare, Ma chiede dell’uva Della nuova vigna del Sire, Che il Sire di corto ha piantata, E con argenteo palo rèttala, E con filo d’oro legata. E Marco gliene porta. Il Sultano non pianta vigne : ma forse il canto vuol con questo accennare come l’ubbidienza di Marco, cioè del serbico valore al turco, fosse (nel principio almeno) tutt’altro che schiava.