IL FRATRICIDA. [A p. 250 dei Canti Popolari Greci, dopo la poesia intitolata Il fratricida]: Simile in questa canzone di Serbia il soggetto; differente e non meno patetico, il modo. L’affetto domestico in questa più profondo ; i particolari più delicatamente scelti, più dignitoso il linguaggio. Nella greca il contrasto degli strapazzi all’ignoto fratello col dolore del feritore sul corpo ch’è quasi cadavere del fratello riconosciuto, straziano l’anima. Nell’altra il fratello non diventa uccisore se non per affetto de’ compagni feriti od uccisi o fuggenti. Nella greca il grido del morente alla madre, la desolata pietà del fratello che lo porta ai medici, e supplica lo guariscano, la risposta del medico il quale lodando il braccio che porta la ferita, ferisce l’anima fratricida; segnatamente la fine, son pregi che non chieggon comento. Nella illirica dalla posatezza della narrazione l’affetto è più quietamente commosso. La madre che si affatica ad allevare i due figli, poi abbandonata, poi desolata, è immagine di dolore sacro. Prima piangere la propria povertà, poi i pericoli loro, poi la morte, e qual morte! Puniti ambedue e dell'averla derelitta, e dell’avere esercitato il braccio ch’ella allevò, in violenze crudeli, in insidie di sangue. Nella fine hai come un saggio del miriologio serbiano, il qual dev’essere non men possente del greco. Alleva la madre due teneri figli, In mal tempo, in affannato anno,