-230­ dopo un colloquio col Duca, si persuase che SUI Francesi non ci fosse da fare più alcun assegnamento (1). Il 19 agosto una lettera ricevuta da un confidente di Costantinopoli illuminò il Morosini sulle cause che determi­ navano l'atteggiamento del Duca di Noailles. La notizia che aprì gli occhi al Morosini assicurava che l'Ambasciatore di Francia a Costantinopoli aveva preso l'impegno di far ritirare l'aiuto concesso da Luigi XIV ai Veneziani e di favorire anzi la resa di Candia se il Sultano avesse accreditato un suo Am­ basciatore presso la sua Corte. Il Noailles il 20 agosto diede ordine che si iniziassero i . preparativi di partenza malgrado le insistente del Morosini, che lo pregò di attendere almeno che arrivasse il reggimento del Duca della Mirandola già in navigazione da Zante. Ma a nulla valsero le preghiere ed i Francesi il 29 agosto lasciarono Candia seguiti il giorno dopo dal Rospigliosi, dall'Accarisio, dai Tedeschi e dagli altri volontari (2). Il Morosini, visto che non era possibile far conto su nuovi aiuti, che aveva per la difesa della Piazza soltanto 3600 uo­ mini validi e che non era il caso di disarmare la flotta, inviò i suoi parlamentari nel campo nemico per aprire trattative di pace senza però sospendere le operazioni di guerra. Questa decisione ebbe la unanime approvazione di tutti i Capi presenti a Candia che il Morosini convocò ripetutamente compreso il Provveditore d'Armata Lorenzo Cornaro, i Capi­ (I) Il Morosini in una relazione scriveva al Senato infatti: «che (i francesi) « sono cosÌ pieni di spavento non solo i soldati ma anco gli ufficiali che ad altro « non inchinano che alla loro perservazione e che a parte si allontanano dalla « Piazza per poter poi dar modo al Duca di dire che le genti sono perite... e «perciò dubito non si possa sperarne minimo beneficio». Da quanto scrive il Guglielmotti un veterano di Civitavecchia ferito e preso' prigioniero dai Turchi Il anni prima alla Suda, riuscito a raggiungere il pre­sidio di Candia, informò che al campo turco si trovavano 60 mila giannizzeri e che i Turchi non temevano per nulla i Francesi anzi li schernivano chia­mandoli «giaurri di spada corta e tacco lungo». (GUGLIELMOITI: Opera citata, pago 353). (2) Il Laugier nella già citata opera cosÌ giudica l'operato del Noailles: «Il' « partito che egli prese era il più funesto per la Repubblica, cui dovea, attesi i «suoi ordini, essere di soccorso; il più disonorevole per la nazione francese, di cui «doveva procurare la gloria; il più contrario ai sentimenti del suo grado che co­«nosce essere ignominia il fuggire il pericolo». Il Von Bigge asserisce invece che ii Noailles aveva ordine da Luigi XIV di far ritorno al più presto in Francia.