CANTI ILLIRICI 161 Pensa Marco, la gli potesse esser moglie! 25 E Leca è degno compagno: Avrebbe con chi ber vino, E nobili parole fare. Chiama Marco la sorella e richiama: Or va presto, sorella, alla stanza, 30 E apri il forziere in istanza: Cavami il signoril vestimento Ch’io avevo, sorella, apprestato, Quando mi sposassi, a vestirmelo. Penso, sorella, oggi andarmene 35 A Prisrenda sotto ’1 monte di Sciarra, A chiedere a Leca la sposa. Quando l’ho chiesta, sorella, e menatane, E te allora accaserò. — Presto corre la sorella alla stanza; 40 Oli apre il forziere in istanza, Gli spiega i signorili vestimenti. Nel vestirsi Cralievic Marco Mette panno e mette velluto; E in capo, berrettone e pennacchio; 45 E a’ piè fibbie e calzari: Ogni arnese di zecchino puro. E cinge la spada damaschina: L’auree nappe danno in terra: D’oro la spada è fregiata, 50 Di buon taglio, delle meglio taglienti. (25) Krasart priatelju. Così bello nel trecento era voce e di carezza e di stima. [Molti esempi in Dizionario, I, 919]. (27) Lett. E signoril parola profferire. (29) Cardak: stanza aperta o chiusa che posa non sul muro, ma è retta da colonne o da pali. (38) Udo miti: da doma: come accasare da casa. (50) U ostrizu osctra i ugodna. Non sai come rendere. U Ugo dna dice e la sorte dell’esser buona e l’affetto che il guerriero le ha. Meglio, rende le due cose in ombra. N. Tommaseo - Canti Illirici. 11