CANTI ILLIRICI 321 Come una spessa nuvola si levasse 5 Dal sanguinoso serbico Montenero, E coprisse la città di Zàbiaca: Sulla città una ghirlanda di sangue lasciasse; E di là folgori scrosciano E lampi di fosco chiarore: 10 Come Zabiaca le folgori ardessero, E tonando smantellassero Di Disdaro le case e le sale; E come dalla tenebria strepitassero Per le mura dodici aquile; 15 E come a lei una volò, La coperse con velo insanguinato. Come quelle sulle mura gridarono, Vede la donna (lei vedranno dolori!) Venir veloce volando 20 Falchi dal serbo confine, In gran branco avvolgersi Sulla forte città di Zabiaca. Petto di donna è sempre timido. Come sognò, in piedi balza 25 Dal letto e da’ morbidi strati D’allato al suo Disdaro agà. Poi sbracia il fuoco dal braciere, Ed accende il cereo lume. Ma l’agà non s’è desto: 30 Stracco nel letto dorme, Chè s’era il Turco stancato Giuocando quattr’ore Per l’ampia campagna di Gemovo, (4) Gusti — Rammenta angustus. (5) Storico aggiunto, che ricorda l’origine de’ popoli fraterna, ed empie il verso e la mente. (16) Le gettò sopra. (21) Savjati: Avvolgersi calando: fare le rote in giù. N. Tommaseo - Canti Illirici. 21